F-Psicoarchitettura appunti

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Pensiero simmetrico e pensiero asimmetrico (esiste la dislessia?)

Pensiero simmetrico e pensiero asimmetrico
28.10.2014
Dr.ssa Carla Foletto

Potremmo pensare che le persone si dividano (cognitivamente) in due macroinsiemi: le persone con uno stile cognitivo prevalentemente basato sulla simmetria e quindi circolare (e spaziale) e le persone con uno stile cognitivo prevalentemente asimmetrico quindi direzionale (o procedurale /temporale).
Possiamo ipotizzare che la probabilita’ di avere uno o l’altra modalita’ prevalente sia del 50%.

mente-umana

La predisposizione al pensiero simmetrico o asimmetrico non e’ determinante e attraverso l’apprendimento puo’ modificarsi in uno o l’altro senso. La scrittura (trasformazione del fonema in grafema) e i sistemi di calcolo numerico, hanno un origine asimmetrica, ovvero le persona che hanno inventato la scrittura e il calcolo (ideogrammi cinesi esclusi) avevano uno stile cognitivo asimmetrico.

Con l’obbligo scolastico tutte le persone che hanno uno stile cognitivo simmetrico hanno dovuto apprendere la modalita’ asimmetrica, ricodificando il proprio stile cognitivo per adattarlo al pensiero asimmetrico, normalmente si riconoscono queste persone perche’ hanno tempi un po’ piu’ lunghi nel processare le informazioni procedurali (asimmetriche) e tempi piu’ brevi nel trovare soluzioni alternative.

La cultura occidentale essendo basata su un sistema asimmetrico, praticamente ignora l’altra modalita’ conoscitiva, quella simmetrica, privandosi cosi’ di una modalita’ interpretativa che spiegherebba l’altra parte dei fenomeni e squalifica la modalita’ simmetrica ritenendola una patologia.

Le persone con una modalita’ marcatamente simmetrica vengono considerate per esempio dislessiche e sembra che da punto di vista statistico le diagnosi di dislessia stiano aumentando. Con molta probabilita’ piu’ le valutazioni si fanno approfondite maggiore e’ il numero di cosidetti dislessici tanto che potremmo arrivare al 50% ovvero la probabilita’ di avere un pensiero simmetrico o asimmetrico.

Quindi cosa stiamo valutando? la conformita’ a un modello culturale di tipo asimmetrico o un disturbo dell’apprendimento?
Per esempio la codificazione della lingua parlata e asimmetrica e la codificazione della musica e’ simmetrica perche’ i puntini sono collocati su uno spazio il pentagramma mentre le parole su una riga, il fonema b e p si differenziano per una collocaziozie labiale differente la nota do e mi per una vibrazione sonora differente.

Se la musica ha sia la codifica asimmetrica che attribuisce un nome alla nota (do re mi…..) che simmetrica ( pentagramma) il linguaggio ha solo la codifica asimmetrica e ignora quella simmetrica; la realta’ fenomenica (fisica, chimica….) potrebbe essere meglio compresa con la modalita’ di pensiero simmetrica, mentre la realta’ creata dall’uomo si presta meglio con una modalita’ asimmetrica (es romanzi, poesie) perche’ cosi’ facendo si distingue meglio dalla realta’ fenomenica.

Concludendo questa breve e schematica esposizione, se la cultura accademica fosse piu’ aperta al pensiero simmetrico di certo ne gioverebbero sia le persone con pensiero asimmetrico che dovrebbero sforzarsi per comprendere l’altra modalita’ sia le persone con pensiero simmetrico che si sentirebbero meno incapaci e in alcuni casi meno patologiche o disturbate nell’apprendimento.

Reazioni e tratti così detti paranoidei: ipotesi teorica

lupiPreda

Le reazioni paranoidee sono di semplice comprensione, per esempio nei reduci di guerre che devono uccidere senza che vi sia una ragione diretta fra se stessi e il nemico, che giustifichi il loro comportamento mentre nello stesso tempo essi stessi sono oggetto della stessa cosa. Ma il tratto paranoideo da cosa potrebbe essere causato se non vi sono esperienze paranoicizzanti nella vita del soggetto?

Questo tipo di problema psichico è molto più raro, la maggior parte delle volte abbiamo reazioni a esperienze paranoicizzanti e sono piuttosto frequenti, negli ambiti umani d’interesse economico, la dove l’esproprio occulto nei confronti del soggetto (vittima) lo porta a sperimentare problemi di paura per la propria sopravvivenza a causa della mancanza di mezzi di sussistenza (automatismo dell’emozione della paura).

Nei rari casi in cui l’atteggiamento del soggetto è più un tratto distintivo del suo temperamento, piuttosto che una reazione, potremmo avere la causa principale a livello genotipico ovvero un “memorizzazione” che risale a esperienze precedenti nel mondo animale, e potrebbe essere stato codificato un allert genetico per quanto riguarda  i cosidetti predatori opportunistici. (per es un lupo uccide una preda e un branco di sciacalli la ruba, e/o un lupo  uccide una preda e i lupi del suo branco la rubano, questo si ripete sempre lasciandolo affamato sempre di più fino a morire di fame)

In altre parole potremmo affermare che: fra le varie modalità d’interferenza, dell’emozione della paura sull’attività psichica del soggetto, che possono produrre risposte inadeguate nel suo comportamento, nel “tratto paranoide” è presente un’attivazione riconducibile a modalità “istintuali- automatiche” normalmente mediate dall’amigdala e a una qualche esperienza o codifica genetica (memoria arcaica) di una qualche esperienza di antenati (animali) che può avere attinenza con l’essere stata vittima di un “comportamento predatorio” che ha messo in difficoltà la sopravvivenza specie-specifica.

Per semplificare: le reazioni sono quelle del predatore che difende la propria preda da predatori opportunistici, all’interno di un “branco” che percepisce come inaffidabile, un branco di simili che diventano essi stessi predatori verso chi ha cacciato la preda, questo accade per esempio nei deserti in branchi di canidi, dove le risorse alimentari sono scarse.

In tal caso l’esperienza potrebbe codificarsi “geneticamente” come memoria e attivarsi in  comportamenti automatici sulla base di stimoli ambientali non situazionali, la più conosciuta fobie  è per es la paura dei serpenti (con il veleno possono condurre vicino alla morte, ‘se uno morisse non riuscirebbe a trasferire geneticamente- questa esperienza che resta codificata in modo forte nelle future generazioni), questo tipo di paura “accende” l’amigdala la quale si connette con il tronco encefalico (comportamento di difesa attacco cortico-adrenalinicamente mediato) , quindi non è molto facile mediare queste reazioni a livello encefalico-corticale, per questo spesso notiamo nei cosi detti tratti paranoidi: consapevolezza ma anche senso d’impotenza verso i proprio sentire e ambiguità verso il gruppo di appartenenza cioè nemmeno il proprio gruppo è “sentito” come affidabile anche se la persona comprende che questo non ha molto senso.

Concludendo la cosidetta paranoia è molto più probabilmente un disturbo della sfera emotiva e non della sfera cognitiva e vanno distinti almeno due tipi uno di tipo reattivo e uno di tipo costitutivo.