29/04/2012

Psicofarmaci o psicoterapia?

Molte evidenze sperimentali di laboratorio dimostrano l’affinità chimica di alcune molecole verso determinati recettori neuronali, in tal senso gli psicofarmaci sarebbero in grado di modificare l’attività “elettrica” di reti neuronali che utilizzano uno specifico mediatore chimico.

Le molecole chimiche presenti negli psicofarmaci non sono identiche a quelle naturalmente presenti nell’organismo , ovvero a quelle molecole chimiche prodotte dall’organismo che fisiologicamente, svolgono funzioni neuro – trasmettitrici o neuro-modulanti.
Quindi gli psicofarmaci non possono “vicariare” esattamente le funzioni dei neuro – modulatori ma solo in modo approssimativo e in alcuni casi producono effetti paradossali.
Inoltre le molecole chimiche degli psicofarmaci non possono essere poste esattamente “dove si vorrebbe che agissero” quindi si vanno casualmente a legare con un numero di recettori in base alla loro affinità molecolare, dosaggio e al metabolismo dell’individuo pertanto non modificano in modo selettivo l’ideazione psico-patologica del soggetto, intendendo per ideazione una variabile qualitativa e la trasmissione dell’impulso nervoso una struttura su cui entrano in gioco variabili quantitative fra qui il n° di molecole di psicofarmaci introdotte in circolo.

Per esempio:
L’acido valproico (C8H16=2/ione valproato) DEPAKIN non trova nessuna sostanza nell’organismo che gli assomigli, a livello sperimentale è stato dimostrato che se assunto è in grado di bloccare le convulsioni prodotte da elettroshock, ma l’elettroshck non è un’esperienza individuale naturale, né esistente in nessuna patologia e tanto meno frequente.
In neuroni posti in coltura è stata osservato un’alterazione del numero degli ioni NA in presenza di scariche elettriche (agisce sulla pompa sodio-potassio? Permeabilità della membrana? Ricaptazione? ….) e la “scarica elettrica” siamo certi non sia una variabile interveniente che maschera il vero effetto se non siamo in presenza di scariche elettriche?

Citazione:“ è stato descritto un effetto del farmaco nel facilitare la Decarbossilasi dell’Acido glutamico (GAD, per la sintesi del GABA). Più recentemente si sono avute evidenze di un effetto inibitorio del Valproato su un trasportatore del GABA detto GAT-1(contribuirebbe all’effetto antiepilettico). A concentrazioni molto alte aumenta la conduttanza di membrana al potassio. Questi effetti hanno portato a pensare che il farmaco agisca attraverso un’azione diretta sui canali di membrana per il potassio. “
http://it.wikipedia.org/wiki/Acido_valproico

Il Depakin avrebbe un’azione diretta sui canali di membrana per il potassio, ma TUTTO il tessuto nervoso funziona con canali di membrana per il potassio ! Ora questo farmaco viene utilizzato nei DISTURBI BIPOLARI (mania alternata a depressione) che non pare abbiano molta attinenza con le convulsioni epilettiche (altro uso che si fa dello stesso farmaco) … e quali sono le evidenze scientifiche che dimostrano che i disturbi bipolari hanno una specifica causalità nella disfunzione della membrana neuronale? In particolare sui canali del potassio.

Vi sono invece evidenze scientifiche che evidenziano che la sola osservazione del comportamento di un altro soggetto attiva la stessa area neuronale (neuroni a specchio).
Con la sola relazione interpersonale si possono attivare aree cerebrali e, altra evidenza scientificamente dimostrata l’apprendimento produce delle modificazioni della rete neuronale (plasticità neuronale) pertanto possiamo scientificamente affermare che la psicoterapia con la sola relazione attiva delle risorse bio – fisiche – chimiche che appartengono al soggetto senza introdurre molecole chimiche estranee all’organismo.

Altre evidenze sperimentali dimostrano che il pensiero, e pertanto un certo tipo d’ideazione, attiva contemporaneamente più aree cerebrali sia corticali che sottocorticali non sempre negli stessi punti del cervello.
Da ciò si può dedurre che nelle ideazioni complesse, per esempio quelle ansiogene o quelle generatrici di depressione si ha l’attivazione contemporanea di reti neuronali con diversi mediatori chimici quindi un solo farmaco che si lega a un solo tipo di recettore neuronale “spegne”, a secondo del dosaggio, quasi tutto o in parte l’attività di un tipo di rete neuronale (es farmaci che agiscono sui recettori dopaminergici o come l’esempio sopracitato praticamente in modo per nulla selettivo) lasciando accese le altre reti neuronali magari quelle sottocorticali/limbiche quindi il “pensiero/attività cerebrale” che sostiene un disagio mentale non può, solo con un intervento chimico risolvere il problema in ogni caso per tentare questa risoluzione è necessaria la “rappresentazione mentale” e relativo comportamento/comunicazione di un altro soggetto disposto a confrontarsi terapeuticamente con la rappresentazione mentale patologica.

Anche nel caso si tratti di farmaci con più componenti (molecole diverse per recettori diversi) questi non hanno il potere di agire esattamente e selettivamente dove si produce un certo tipo di ideazione in quanto si legano casualmente sia a quelle reti neuronali attivate da pensieri psico – patogeni che a quelle attivate da pensieri non psicopatogeni, quindi sani e necessari all’individuo.
La psicoterapia basandosi sui contenuti dei discorsi, sulla comunicazione non verbale e sui pensieri che li sostengono ha invece la possibilità di essere molto selettiva e specifica, cosa che i farmaci non possono fare; quindi l’ intervento farmacologico non può essere uno strumento valido per intervenire sul disagio psichico in quanto il pensiero le emozioni e i sentimenti che sostengono il pensiero hanno un substrato neuronale che non può essere confuso con l’ideazione stessa, i pensieri (attività elettrica) sono come l’auto che viaggia su una autostrada che non può essere confusa con l’autostrada stessa, se per non avere più incendi boschivi per esempio in Toscana, spegniamo il sole, non avremo più incendi boschivi in nessuna parte del mondo … ma nemmeno la luce del sole!!! cioè l’ideazione, il pensiero, le emozioni i sentimenti (sedativi) oppure solo luce artificiale (antidepressivi).

La psicoterapia non riesce a far sparire subito gli “incendi” però il sole non lo spegne.