Appuntando la data e l’ora della nascita e della morte spontanea di una persona (ma anche di animali), quindi no parti cesarei, no eutanasia, è stato notato che ci sono dei rapporti numerici, e dei rapporti numerici con altri soggetti per esempio familiari stretti. Questi rapporti o ricorrenze numeriche sono estrapolati dalla misurazione del tempo in modo condiviso (anno mese giorno ora). Anche lo spazio ha una misura condivisa, con numeri che sono gli stessi del tempo, ma anche utilizzati nei testi sacri. Ci sono già dei templi, delle chiese, in particolare chiese medioevali, costruiti tenendo conto della numerologia riportata dai testi sacri. Questi edifici uniscono “l’anima” con lo spazio e il tempo, utilizzando riferimenti numerici che sembrano casuali, e che sono riportati nei testi sacri. Questa cosa avviene parallelamente in più religioni.

Quello che vorrei proporre è una progettazione in cui “l’anima” del committente e dei suoi antenati, o della comunità che commissione il progetto, venga riportata nel progetto edificatorio, secondo la teoria che ho descritto nei precedenti 18 appunti, e analizzando i rapporti numerici ricorrenti nella storia della comunità per esempio, o nella storia familiare o nella storia individuale, in modo da “spiritualizzare” l’architettura, come venne fatto per esempio nel medio evo, ma in modo più “identitario-centrico” mettendo al centro il soggetto umano, animale, vegetale, la sua identità energetica. Questa vorrebbe essere la psico-architettura. (psico “anima” architettura “archetipo tecnico” /archè(anima)-tecnico (tettura) paradigma teorico di Renato Rizzi docente IUAV Venezia). In altre parole tradurre in spazio (ciò che percepiamo come spazio) la simbologia numerica, che utilizziamo nel pensiero (dimensione energetica intangibile) mettendoli traducendoli come appaiono in relazione nella realtà energetica dei cosi detti fatti (morte, nascita, altri eventi casuali).