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L’idea che l’entrata (concepimento) e l’uscita (morte) a un espressione energetica materiale (mondo-dimensione spazio temporale) di una piccola parte della nostra identità energetica, sia traumatica e dolorosa, deve tener conto che il passaggio avviene per dirla in modo analogico, come se mille km quadrati di superficie si trasformassero in un istante in un mm quadrato, quando avviene il concepimento e viceversa quando avviene la morte. Questo da luogo a una temporanea perdita del sé identitario di quella quota energetica, ed in sé è molto traumatico. L’entrata nel mondo materiale, da luogo a “un esperienza di potere” dell’individuo, in quanto la tangibilità del mondo fenomenico, è condivisa con altri individui, per esempio la percezione del colore blu è sempre uguale per me e per tutti gli individui umani (daltonici esclusi) per la data superficie su cui la luce (che è energia) riflette e torna alla nostra retina per essere percepita come “blu”. Questa percezione condivisa di come si esprime l’energia nella dimensione “materiale tangibile” esempio luce, ma ciò avviene per tutto il campo rilevabile dai nostri sensi, permette di “trasformare il mondo materiale” e quindi di esercitare potere su una quota infinitesimale di espressione energetica universale. La stessa cosa vale per il linguaggio che in se è evocativo, dell’espressione energetica ideica, si tratta di suoni (parole) atti a evocare rappresentazioni mentali condivise. Non dimentichiamo che “nell’essere nel mondo” abbiamo traccia di ciò che non è mondo, per circa un terzo “temporale” della nostra vita, quando si dorme e si sogna, quindi abbiamo un paragone fra essere nel mondo e fare esperienza di esercizio di potere, durante la veglia, e non fare questa esperienza durante il sonno, permettendo alla coscienza il confronto continuo in un apparente duplice (in realtà multidimensionale) espressione energetica identitaria.
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