Fra tutti gli esseri viventi l’uomo è quello che più di tutti trasferisce le funzioni immateriali (pensiero) in una espressione energetica materiale, infatti se la comunicazione fra gli altri esseri viventi: animali, piante, fiori…, è in prevalenza non fonetica e quindi immateriale (telepatia espressività…) nell’uomo la comunicazione intraspecifica avviene in modo fonetico, il che significa che il pensiero deve essere tradotto o in “movimenti dell’apparato fonatorio” o in simboli digitabili o scrivibili con il movimento della mano. Ci sono pubblicazioni in tal proposito su antiche tribù australiane in cui la comunicazione avveniva prevalentemente in modo telepatico. Questo significa che fra tutti gli esseri viventi l’uomo è diventato il più materico nella sua dimensione materiale, in cui l’illusione dello spazio e del tempo permettono all’uomo di sentirsi più realizzato, ma per dirla con il pensiero buddista, questa sensazione di realizzazione è illusoria. Anche nell’architettura il materico prevale, e prevale nella sua caratteristica necessaria di “fissità fenomenica” quindi priva di movimento, cosa che non avviene per esempio in una pianta che “appare in mutazione continua”. Questa è una importante premessa per ipotizzare una teoria in cui psiche e architettura si esprimono a vicenda. Pertanto “il fonetico” deve trovare nell’architettura una maggiore considerazione rispetto all’attuale, in quanto rappresenta “il ponte” più importante fra anima e materia, se si vuole parlare di psico-architettura.
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