http://it.wikipedia.org/wiki/Dimensione_parallela
Una dimensione parallela o universo parallelo (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa)[1] è un ipotetico universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nella maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale. L’insieme di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso. Il concetto di “altri universi” non è estraneo alla letteratura scientifica: esistono alcune teorie cosmologiche e fisiche che ammettono la loro esistenza, la più famosa delle quali è la teoria delle stringhe. In campo filosofico, un indagatore del tema delle dimensioni parallele fu Auguste Blanqui, che nel 1872 indagò gli aspetti teorici e filosofici di un universo a infinite dimensioni nell’opera L’Eternité par les astres. Opera anomala nella produzione di Blanqui, essa anticipa elementi che si ritrovano anche in Jorge Luis Borges.
Va precisato che il lemma “dimensione” (con l’accezione di regione o luogo spaziale occupabile e/o percorribile), sebbene nel gergo colloquiale e narrativo può genericamente riferirsi ad un’ulteriore realtà nascosta o oscura ma simile o sovrapponibile alla struttura del nostro mondo, in contesto prettamente scientifico va distinto dagli altri termini (suesposti) in quanto designa una o più quantità e qualità metriche intrinseche al luogo misurato (inerenti a qualche specifica topologia): ad esempio con le caratteristiche di “quarta dimensione” è definibile una configurazione (come l’ipersfera) che manifesta proprietà e relazioni spaziali differenti da quelle tridimensionali a noi presenti e direttamente visibili, che non si riesce neppure a raffigurarla mentalmente a meno di ricorrere ad un modello geometrico con disegno (o diagramma) composito e solo indicativo. Così in tal contesto, asserire l’esistenza d’altra aggiuntiva dimensione parallela, oltre le tre normalmente osservate nel nostro universo (euclideo), implica dichiarare la presenza di misure/elementi/forme (associabili a dei numeri) ch’affiancano e/o completano l’estensione (superficiale e volumetrica) consuetamente sperimentata, ma al di fuori della gamma compresa e percepita empiricamente dall’apparato sensoreo naturale: quindi la complessiva rappresentazione pluridimensionale più corretta è attuabile solo per mezzo o con ausilio matematico. In breve, aldilà della facilità con cui artisticamente a volte s’illustrano esotiche “dimensioni spaziali” e si usa l’espressione come sinonimo indicante località comunque praticabili come il nostro ambiente, esse possono ben delinearsi e approcciarsi solo con calcolo e ricomposizione indiretta e astratta.[2]
Comunque, malgrado l’incompatibile recepibilità piena e diretta da parte di strutture corporee a tre dimensioni riguardo quelle pluridimensionali (in senso metrico), si stanno studiando soluzioni scientificamente attendibili per aggirare i limiti fisici e sfruttare un’altra eventuale dimensionalità (nel tessuto spazio-temporale conosciuto) per aprire passaggi occasionali in grado di trasportare viaggiatori e/o oggetti (che però nello spostamento rimarrebbero e continuerebbero a sperimentare solo le proprie dimensioni originarie) tra punti anche reciprocamente remoti del cosmo e/o per muoversi avanti e indietro nel cronotopo. L’uso di materia esotica con proprietà o effetti antigravitazionali, prodotta artificialmente o trovata in natura, è indispensabile a tal scopo. Ma su queste possibilità, avvicinanti la produzione fantascientifica alla scienza ortodossa, vi è marcata divisione nella comunità accademica; sul tema si resta nell’ambito puramente teorico e finora mancano solidi indizi osservativo-sperimentali relativi ad elementi macroscopici, mentre qualcosa si nota nello studio quantistico a livello atomico; e il meccanismo (per ora avveniristico e ipotetico) per creare dei tunnel utili al suddetto obiettivo sarebbe quello d’espandere ai limiti del macro quelle proprietà che diverse teorie (ma non tutte, non v’è unanimità di giudizio) calcolano esistenti ma confinate al massimo entro la misura del nucleo atomico[3].
Così, quanto il viaggio nel tempo, il passaggio in una o più dimensioni parallele è un tema classico della fantascienza. Una realtà parallela, nell’ambito del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia infinite possibilità, poiché se nella nostra realtà certe cose si sono evolute in altre, in quella parallela potrebbe non essere successo così. L’invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell’ucronia; in tale filone non è generalmente contemplata la compresenza di più dimensioni. A volte il tema della dimensione parallela si lega a quello del viaggio nel tempo, a causa dei paradossi che quest’ultimo può generare. (Al proposito il quantistico David Deutsch ritiene che proprio la ramificazione di realtà parallele, almeno quella compatibile con la teoria di Hugh Everett, offra una scappatoia o soluzione alle possibili attese paradossali degli spostamenti nel passato: dei quali il principale è il paradosso del nonno).
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